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La potenza evocativa di un’immagine è immensa, pensiamo a quali ricordi possono riaffiorare sfogliando un vecchio album fotografico. Scattate foto, stampatele, conservatele perché le immagini raccontano di voi e della vostra storia, dei vostri legami più profondi e di quelli più lontani, di quelli coltivati o lasciati per qualche motivo ad ingiallire nel tempo…

“Le persone pensano di scattare foto per catturare piccoli spicchi di realtà. Ma la logica va invertita: la verità è che quando fotografiamo qualcosa, stiamo mettendo a fuoco la nostra interiorità usando quello che vediamo fuori da noi“. Quando scattiamo delle foto, attiviamo una sorta di autofocus che mette in luce i nostri stati d’animo: è come un cercarsi, traducendo le nostre sensazioni attraverso la fotografia. Lo scenografo, allo stesso modo, dovrà riempire lo spazio scenico vuoto, sterile ritrovando quella stessa introspezione fotografica e rendenderla visibile e comprensibile agli occhi dei più quindi dovrà spoliarsi dei propri stati d'animo cogliendo quel quid su cui intende far puntare l'esibizione scenica. Le sue armi... la luce, i colori, il buio, tutto......niente..........Innanzi tutto la scenografia è comunicazione. La scenografia è l’elaborazione spaziale di un’idea esattamente come l’architettura, la differenza sta nella scala, nei materiali e nelle prospettive di durata. L’eterno contro l’effimero, il vero contro il falso, il sacro contro il profano. Il rapporto diretto fra queste due discipline in questo caso diventa straordinario, un vero e proprio laboratorio di sperimentazione spaziale e teatrale a contatto diretto con i fruitori più o meno casuali, stupiti, incuriositi… Tutti gli studi sulle arti figurative necessari all’allestimento sono compito dello scenografo che deve pensare allo stile degli oggetti che accompagnano la vita di ogni epoca e quindi dell’attrezzeria. In questa direzione bisogna fornire al regista delle fonti di ispirazione, presentandogli un ventaglio di proposte. Il regista deve avere la sicurezza che lo scenografo sia un esperto di arti figurative, ma altresì che sia a contatto ogni giorno con materiali e tecnologie diverse. Dal regista lo scenografo deve cercare sempre di ottenere tutte le informazioni possibili, tutto ciò che riteniene importante conoscere sulla messa in scena; i movimenti, l’atmosfera, i costumi ect.  Tutto il pubblico deve poter fruire della scenografia allo stesso modo. Per questo bisogna pensare fino in fondo alla geometria della scenografia, dopodiché progettare concretamente il dispositivo scenico, non dimenticando di lasciare almeno un trenta per cento di libertà all’improvvisazione, perché la scenografia lavora d’anticipo e durante le prove può succedere che si rendano necessari dei cambiamenti o degli adattamenti, cui bisogna saper far fronte con tempestività. Il processo per giungere a mettere a fuoco l’idea di uno spettacolo è evidentemente sempre una questione individuale, con soluzioni personali, ma l’intera scenografia di uno spettacolo deve essere sostenuta da un’idea portante, pensata e sviluppata assieme al regista, appositamente per quel dato allestimento....Parlare dell’arte scenografica oggi vuol dire saper abbracciare varie suggestioni, apprendere da ogni forma di espressione, modellandola per restituirla agli occhi di un pubblico sempre più affamato di una verità dal sapore onirico.lInsomma lo spazio adattato alla sensibilità scenica e artistica dello scenografo.

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RITROVARSI - Compito dello scenografo è quello di far ritrovare il pubblico nello spettacolo, nell'evento. Far rievocare sensazioni, entrare nell'anima dello spettatore, in maniera anche forte, centrare il sentimento, l'emozione, dando all'evento quell'appeal di unicità che solo un professionista può fare. 

ALCUNE INTROSPEZIONI

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LA SCENOGRAFIA COME PUNTO DI VISTA 

La scenografia esiste in funzione dell'inquadratura, è il mondo visibile all'occhio dello spettatore.  Essa è "fotogenia delle cose", in cui ogni aspetto morale delle cose viene aumentato dalla riproduzione materiale. E' insomma predisposizione concreta della ragione umana. 

Ad ognuno il suo punto di vista: Gli oggetti possono assumere nello spazio infinite posizioni, la loro forma cambia se si sposta il punto di vista. lo scenografo tramite la luce, lo spazio, crea emozioniQuando ci poniamo davanti ad un evento emotivamente carico ed abbiamo in mano una macchina fotografica, nel nostro cervello immediatamente si forma l’immagine che vogliamo immortalare. Pensiamo a quale velocità scattare, quanta luce dare all’immagine, cosa mettere in risalto e cosa sfocare, se l’immagine fotografica che vogliamo riprodurre debba essere in bianco e nero oppure a colori. Ogni decisione implica quindi, una valutazione ed un assetto psicologico interno in quanto ciò che fuoriesce e che viene impresso su carta è la nostra interiorità. La fotografia assume una valenza di medium tra la realtà fisica e la realtà psicologica è un ponte tra l’interno e l’esterno dove, l’esterno viene introiettato e trasformato sulla base dell’ interiorità del fotografo. In una frazione di secondo il fotografo deve quindi compiere un doppio movimento che va dall’esterno all’interno per poi tornare nuovamente all’esterno trasformato sulla base dell’ interiorità e soggettività. Questo doppio movimento e questa soggettività devono essere esteriorizzati dallo scenografo. Il fotografo deve avere ben sviluppate le funzioni di Intuizione, Pensiero, Sensazione e Sentimento in quanto in una frazione di secondo deve allineare MENTE OCCHI ANIMA per valutare un evento significativamente importante. Il fotografo dunque deve pensare, valutare, sentire l’immagine esterna per poi riprodurla sia fedelmente - rendendone riconoscibile il soggetto/oggetto- sia, soggettivamente – dando risalto a ciò che per lui ha valore. L’arte fotografica, al pari del'arte scenografica, è un arte che difficilmente può essere acquisita o meglio, può essere studiata tecnicamente per acquisirne le regole ma, se non si possiedono doti e caratteristiche artistiche interiori, se non si possiede una buona immaginazione essa rimane solo uno sterile insieme di tecnica e regole che difficilmente potrà emozionare chi la guarda. Emozionare con una fotografia non è semplice tecnica ma opera d’arte che spinge chi la guarda ad interrogarsi sull’immagine e su ciò che questa immagine significa per se stessi. Obiettivo del fotografo, quindi dello scenografo, al cospetto di un’immagine, spingere chi la guarda a compiere lo stesso doppio movimento di chi lha fotografata, di chi lha realizzata, dall’esterno all’interno poi nuovamente all’esterno. Chi guarda non dovrebbe interrogarsi sulle capacità tecniche di chi ha scattato la fotografia ma dovrebbe essere colto dall’emozione che la fotografia veicola. Se non si riesce a provare emozione davanti ad una fotografia, se il pensiero che colpisce chi guarda non va direttamente ad sollecitare un’emozione significa che l’autore della fotografia non ha reso perfettamente l’emozione che in quel momento lo ha travolto.

Sia il fotografo che lo scenografo devono sapersi posizionare sull’inconscio collettivo. Si stabilisce un contatto con il reale in maniera individuale poiché ci si sofferma a guardarlo da angolazioni insolite, focalizzando l’attenzione su particolari che non solo potrebbero sfuggire ma che sono interessanti solo per l’osservatore. Queste operazioni servono alla ricerca dello scatto più idoneo a trasformare quell’attimo insito nella realtà in un attimo eterno, si cerca il trascendente l’infinito.

 

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LA FOTOGRAFIA

Alla base della Scenografia

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La Fotografia 

gioca un ruolo importante nel lavoro dello scenografo in quanto è in grado di restituire una visione diretta e asettica/oggettiva dello spazio in cui si andrà a lavorare così da poterlo studiare e lavorare in tutti i suoi dettagli.

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La Fotografia quale psicologia d'immagini dove la Foto diventa viaggio interiore e la Scenografia intima realtà.

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Scenografia e Fotografia

​La fotografia gioca un ruolo importante nel lavoro dello scenografo in quanto è in grado di restituire una visione diretta e asettica/oggettiva dello spazio in cui si andrà a lavorare così da poterlo studiare e plasmare in tutti i sui dettagli. Innanzitutto la scenografia è comunicazione. La scenografia è elaborazione spaziale di un'idea esattamente come l'architettura, la differenza sta nella scala, nei materiali e nelle prospettive di durata. L'eterno contro l'effimero, il vero contro il falso, il sacro contro il profano. Il rapporto diretto fra queste due discipline in questo caso diventa straordinario, un vero e proprio laboratorio di sperimentazione spaziale e tetarale a contatto diretto con i fruitori più o meno casuali, stupiti, incuriositi. Tutti gli studi sulle arti figurative necessari all'allestimento sono compito dello scenografo che deve pensare allo stile degli oggetti che accompagnano la vita di ogni epoca. Parlare dell'arte scenografica oggi vuol dire saper abbracciare varie suggestioni, apprendere da ogni forma di espressione, modellandola per poi restituirla agli occhi di un pubblico sempre più affamato di una verità dal sapore onirico. 

La Fotografia è psicologia d'immagini dove la Foto diventa un viaggio interiore e la Scenografia intima realtà.

La potenza evocativa di un' immagine è immensa, pensiamo a quali ricordi possono riaffiorare sfogliando un vecchio album fotografico. Scattate foto, stampatele, conservatele perchè le immagini raccontano di noi e della nostra storia, dei legami più profondi e di quelli più lontani, di quelli coltivati o lasciati per qualche motivo ad ingiallire nel tempo. Le persone pensano di scattare foto per catturare piccoli spicchi di realtà. Ma la logica va invertita: la verità e che qundo fotografiamo qualcosa, stiamo mettendo a fuoco la nostra interiorità usando quello che vediamo fuori da noi. Quando scattiamo una foto attiviamo una sorta di autofocus che mette in luce i nostri stati d'animo: è come un cercarsi, traducendo le nostre sensazioni attaverso la fotografia. Lo scenografo, allo stesso modo, dovrà riempire lo spazio scenico vuoto, sterile ritrovando quella stesssa introspezione fotografica e renderla visibile e comprensibile agli occhi dei più, quindi dovrà spoliarsi dei propri stati d'animo cogliendo quel quid su cui intende far puntare l'esibizione scenica. Le sue armi: LA LUCE, I COLORI, IL BUIO, TUTTO, NIENTE.

 

Raccontiamo momenti magici

"La vita è fatta di frame si tratta solo di scartarne alcuni e metterne a fuoco altri"